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Rischio sismico

Si è simulato l’impatto sul territorio di un terremoto, eseguendo una stima del danno agli edifici. L’hazard di riferimento utilizzato è quello indicato dalla normativa (Ord. PCM del 28 aprile 2006 n.3519, All.1b), facendo riferimento ai valori di scuotimento indicati in termini di accelerazione di picco Pga. Questa è stata trasformata in Intensità MCS applicando la relazione

Imcs = 1,33(log(Pga)/0.2


Si è considerato un periodo di ritorno di 50 anni ed una probabilità di superamento del 10% .Il risultato, approssimato per eccesso a vantaggio di sicurezza, indica per l’intero territorio oggetto di indagine una intensità Imcs=VIII, che si assume come scuotimenti di riferimento per gli scenari di danno sismico.

Lo scenario di danno utilizza la metodologia messa a punto dal Centro PLINIVS dell’Università “Federico II” di Napoli, il modello adottato per la stima del danno suddivide l’intero territorio regionale utilizzando una griglia a maglie quadre di 250x250 metri. Ciascuna cella è assunta quale unità minima di riferimento tanto per i calcoli quanto per la rappresentazione dei risultati. Per applicare tale modello è necessario un inventario degli edifici presenti sul territorio con la ripartizione degli stessi in classi tipologiche di vulnerabilità sismica.

Non potendo disporre di dati puntuali per ogni edificio, l’inventario degli edifici e delle classi tipologiche di vulnerabilità in ogni cella è stato valutato utilizzando una metodologia proposta in [Zuccaro-Cacace 2009] che consente, a partire dai dati del censimento ISTAT, di stimare per ogni cella il numero di edifici nelle diverse classi di vulnerabilità. La procedura consente di stimare anche il numero di persone presenti negli edifici raggruppati per classe tipologica.

Consulta la sezione dedicata alle buone pratiche su IoNonRischio

Per la descrizione del danno sismico si è adottata la definizione riportata nella EMS (European Macroseismic Scale) che prevede sei livelli di danno da D0 (nessun danno) a D5 (crollo totale).

Scala di danno.

Livello di danno Descrizione
D0 Assenza di danno
D1 Danno leggero
D2 Danno moderato
D3 Danno severo
D4 Collasso parziale
D5 Collasso totale

La quantificazione della vulnerabilità sismica è stata condotta determinando le curve di vulnerabilità come relazione tra l’intensità sismica ed il valore del parametro discreto di danno Di, per le diverse classi attraverso un approccio probabilistico-osservazionale, basato su calcoli statistici (Zuccaro et al., 2008).

L’impatto in termini di danno sismico è stato stimato applicando le DPM (Matrici di Probabilità di Danno) messe a punto da [Zuccaro-Cacace 2008]. L’analisi è stata effettuata considerando la DPM media, che corrisponde al al 50% di probabilità di superamento per ogni livello di danno.

I prodotti, in termini di impatto sull’edificato, sono i seguenti:

- Mappa con la distribuzione di vulnerabilità degli edifici per cella;

- Tabella con la distribuzione del danno sismico;

- Mappa della distribuzione sul territorio del numero atteso di collassi (D4 o D5) per cella;

- Mappa della distribuzione sul territorio del numero atteso di senzatetto per cella.

SCENARIO DI DANNO DA RISCHIO SISMICO

L'evento sismico di riferimento, è un sisma con intensità Imcs=VIII e con un periodo di ritorno di 50 anni ed una probabilità di superamento del 10%.

Variando però la vulnerabilità, 10%, 50%, 90% si ha una forbice di tre scenari minimomassimo rispetto ai quali sono state redatte diverse cartografie.

Per la stima dei danni al patrimonio abitativo, si definiscono:

- abitazioni crollate: tutte quelle con livello di danno 5

- abitazioni inagibili: quelle con livello di danno 4 più una frazione di quelle con livello di danno 3;

- abitazioni danneggiate: quelle con livello di danno 2 più quelle con livello di danno 3 non considerate fra le inagibili;

Per la stima delle conseguenze sulla popolazione, e stata presa come base di riferimento la distribuzione della popolazione residente rilevata dal censimento ISTAT 2011.

Le perdite sono state espresse tramite il seguente indice:

- popolazione coinvolta in crolli.

- numero di senza tetto.

Scenario Vittime Feriti Senzatetto Abit_crollate Abit_inagibili
min 3 9 2680 2 862
medio 14 39 4725 13 1521
max 43 120 7280 47 2348

Modello di Intervento

Fase Quando si attiva

Fase di Preallerta/Attenzione/Preallarme

Mancano in quanto trattasi di rischio non prevedibile può pertanto configurarsi la sola fase di Allarme

Fase di Allarme

Tesa ad acquisire i dati relativi all'area interessata, la tipologia dei danni a persone, cose, attività produttive, e ad intervenire nell'immediatezza.

Attivare i collegamenti per acquisire notizie e segnalazioni, anche a mezzo della C.R.O. e della Sala Radio di Protezione Civile, da VV.F. e I.N.G.V. e procedere ad interventi; sollecitare la funzione C.O.C. (Funzione Censimento danni) perché attivi squadre di tecnici, eventualmente supportati dalla Polizia Municipale e Volontari della Protezione Civile, operanti nel territorio51, per acquisire informazioni e censire danni a persone e cose; attivare aree e centri di ospitalità temporanea per gli evacuati a mezzo della funzione C.O.C (Funzione Assistenza Sociale alla popolazione).

Modello Opertaivo

Attività della struttura operativa comunale (Sindaco e COC)

PROCEDURA:

Coordinamento Operativo Locale

- mantiene i contatti con la Regione, la Prefettura UTG, la Provincia, i Comuni limitrofi, le strutture operative locali, Polizia Locale informandoli dell’avvenuta attivazione della fase di allarme;

- riceve gli allertamenti trasmessi dalla Regione e/o dalla Prefettura;

- mantiene il contatto con i responsabili dell’intervento tecnico urgente.

Monitoraggio e sorveglianza

- mantiene i contatti con le squadre del Presidio dislocate in area sicura limitrofa all’evento;

Assistenza Sanitaria

- raccorda l’attività delle diverse componenti sanitarie locali;

- verifica l’attuazione dei piani di emergenza ospedaliera delle strutture presenti sul territorio;

- assicura l’assistenza sanitaria e psicologica agli evacuati;

- coordina le squadre di volontari presso le abitazioni delle persone non autosufficienti

- coordina l’assistenza sanitaria presso le aree di attesa e di accoglienza;

- provvede alla messa in sicurezza del patrimonio zootecnico.

- provvede ad attivare il sistema di allarme;

- coordina le attività di evacuazione della popolazione dalle aree a rischio;

- provvede al censimento della popolazione evacuata;

- garantisce la prima assistenza e le informazioni nelle aree di attesa;

- garantisce il trasporto della popolazione verso le aree di accoglienza;

- garantisce l’assistenza alla popolazione nelle aree di attesa e nelle aree di accoglienza;

- provvede al ricongiungimento delle famiglie;

- fornisce le informazioni circa l’evoluzione del fenomeno in atto e la risposta del sistema di protezione civile;

- garantisce la diffusione delle norme di comportamento in relazione alla situazione in atto.

Assistenza alla popolazione

- provvede ad attivare il sistema di allarme;

- coordina le attività di evacuazione della popolazione dalle aree a rischio;

- provvede al censimento della popolazione evacuata;

- garantisce la prima assistenza e le informazioni nelle aree di attesa;

- garantisce il trasporto della popolazione verso le aree di accoglienza;

- garantisce l’assistenza alla popolazione nelle aree di attesa e nelle aree di accoglienza;

- provvede al ricongiungimento delle famiglie;

- fornisce le informazioni circa l’evoluzione del fenomeno in atto e la risposta del sistema di protezione civile;

- garantisce la diffusione delle norme di comportamento in relazione alla situazione in atto.